Nel giorno della
liberazione vorrei ricordare un episodio emblematico del prezzo pagato alla
liberazione anche dai soldati italiani
Ci riferiamo in particolare ad un episodio avvenuto a Mollarella-Poliscia dove
furono affondati diversi “zatteroni”. Con questo nome si indicavano i mezzi navali Usa più piccoli (11 metri circa) adibiti al trasporto di truppe e materiali- in linguaggio tecnico LCVP ( Landing Craft
Vehicle Personnel) l’equivalente
americano dell’ LCA inglese, chiamati anche
Higgins Boat dal nome del costruttore. Costruiti in compensato con fondo
piatto disponevano a poppa di una rampa di acciaio per il carico e principalmente
lo scarico dei soldati e potevano trasportare un plotone al completo o una
Jeep. Facevano la spola tra le navi al
largo e la riva dove- una volta
giunti- si arenavano temporaneamente
sotto la copertura di due mitraglieri per
lo scarico di uomini e materiali, per poi disincagliarsi e riprendere il largo
per nuovo carico.
Dei sei affondati Licata alla Poliscia riportiamo
due testimonianze.
….Dalla
postazione di ponente giungeva il grido selvaggio di un militare:
“Sparate traditori.”
Ma
l’unico sparo era il suo.
E
l’urlo rabbioso si ripeté più volte e sempre con maggiore accanimento. E
intanto dalla postazione sullo scoglio cadevano bombe sul mare. E dal mare i
cannoni rispondevano al fuoco. Per circa un’ora, il soldato - un tenente di Palermo - si difese
gridando e sparando. Poi più nulla.
Sono le testuali parole del signor Domenico Faraci che dodicenne assistette
dall’arenile della baia di Mollarella allo sbarco della Joss Force. Episodio
confermato dal signor Salvatore
Giarrizzo
…Alla postazione sopra lo scoglio tra la Poliscia e
Mollarella, c’era un tenente, amico di mio padre…..Era un fascista convinto. Fu
lui la sera dello sbarco a resistere…..anche
lui dodicenne, anche lui testimone diretto della vicenda trovandosi in contrada
Poliscia.
Erano le prime
ore della notte del 10 luglio del 1943
quando agli occhi dell’ esterrefatto tenente- in servizio nella postazione
allocata nella casamatta Di Bilio - apparve - nel mare prima buio illuminatosi
all’improvviso - l’immenso, minaccioso schieramento navale della 3 Divisione
Usa. Già i Dukw sfrecciavano veloci per
trasportare a riva i Rangers del 15° reggimento fanteria della
3^Divisione di Truscott.
Malgrado
l’impari sproporzione di forze, sapendo
bene da buon ufficiale che da quel posto di frontiera sarebbero dipese le sorti dell’invasione, ingaggiò un vero e proprio attacco di fuoco sputando
senza sosta granate dalle artiglieria di posizione di cui era dotato contrastando
senza sosta lo sbarco.
…L’ho
sentito gridare minacciando gli altri soldati della postazione. Dava loro
l’ordine di sparare.
Per
un po’ si sentirono diversi spari. I soldati stavano eseguendo gli ordini. Poi
gli spari cessarono e solo il suo urlo disperato echeggiava come una staffilata
nel buio:
“Traditori.
Sparate.”
Ebbene in quella prima linea sulla base dell’elenco degli
ufficiali catturati a Mollarella non ci furono
i “traditori” se è vero che le truppe d’assalto non appena misero piede sulla battigia, sotto protezione dell’artiglieria navale, puntarono a neutralizzare le forze nemiche più
vicine al mare: un plotone di fucilieri della 1^ compagnia del
390° battaglione costiero- allocato su
Punta Colonne- uno dei quattro Punti di osservazione (P.O.C.) di Licata che -insieme a Poggio di Guardia, Torre di
Gaffe, Torre S. Nicola – era stato istituito dal Re il 30 novembre del 1941 in
occasione della visita ad Agrigento
durante la quale effettuò un’ ispezione
delle truppe della 207 Divisione costiera dislocate nei cento chilometri di
costa tra Sciacca a Licata. Tant’è che….
…Per
un po’i fucilieri risposero al
fuoco, poi più niente….Il
comandante del plotone, sottufficiale Marino Aldo, era stato fatto prigioniero e chissà
forse anche i suoi uomini avevano fatto
la stessa fine o erano caduti se poi
sulla spiaggia si trovarono i corpi (testimonianza Urso Maria….. La luce del sole ci
rivelò lo spettacolo giù a valle. Nella spiaggia e nei terreni di Mollarella
c’erano carri armati, soldati e zatteroni dappertutto. E sparsi qua e là - così
dicevano gli adulti – tanti cadaveri derubati e spogliati di tutto….)
Alla Caduta era anche un’altra postazione con un obice da 100/22 17 Mod. 14/19 appartenente alla 2^ batteria del 209° gruppo del 6° Rgpt. del XVI
C. d’A. Divisione Livorno comandato dal tenente
Rossari Gaudenzio, anche lui – dagli atti- risulta catturato.
Una volta aperta la breccia i Rangers avrebbero dovuto trovarsi sotto il fuoco di
un semovente Fiat Ansaldo M42M da 75/34 del 445° gruppo artiglieria della
Guardia di Frontiera - allocata nelle case
Mulé- anche questo zittito
verosimilmente dai parà dell’82^ aviotrasportata –
(Testimonianza Marchì …Noi eravamo nella
grotta dei Mulé…..Si vedevano
soltanto le luci nel mare. Poi, nel buio fitto emersero alcuni soldati.
Camminavano in fila indiana nel viottolo sottostante, avevano sulle spalle
qualcosa di ingombrante. Da dove fossero sbucati non sapevamo. Certamente erano
stati paracadutati dal cielo perché dal mare non era ancora iniziato lo sbarco)-
che dalla vicina grotta Mulè passarono alla postazione prendendo alle
spalle - e catturando - i due sottotenenti comandanti Grasso
Domenico e Pantellaro Gioacchino.
Intanto il tenente
all’estremità opposta, continuava a sparare dalla sommità di Capo Sella Mollarella da dove poteva dirigere
i suoi attacchi su entrambe le due contigue baie di Mollarella e Poliscia. E
allorché il silenzio intorno gli rivelò a
chiare lettere che era rimasto da solo a
combattere il nemico la … sua accanita, solitaria resistenza - non si fermò,
anzi -
durò ancora a lungo…
… Sa quante imbarcazioni affondò? Di sei posso
testimoniare. Due sono ancora visibili nel tratto di costa della Poliscia…
Lì l’indomani non c’era più. Non lo trovammo. Se fosse
morto sarebbe rimasta una qualche traccia. Per me non è neanche morto.
Casualmente qualche giorno fa – durante un ricerca- mi
sono imbattuta nel carteggio degli
ufficiali prigionieri di guerra
dell’esercito italiano e qui con mia grande sorpresa ho trovato il nome del militare e degli altri
quattro.
Costui non era un tenente ma un capitano della 207^
Divisione costiera, comandante la 211^ Compagnia mitraglieri da posizione del
XII Raggruppamento artiglieria, di stanza a Mollarella si chiamava Candela Luigi di Palermo, l’unico
ufficiale maggiore dei quattro, l’unico catturato a Mollarella di cui non è
precisato la posizione esatta mentre degli altri quattro è specificata il luogo di cattura : Marino e
Rossari a Pizzo Caduta, gli altri due a
Case Mulé. Pertanto sullo scoglio doveva esserci il Capitano Candela
preso per ultimo.
..
L’indomani salii sullo scoglio e lungo la salita vidi due morti. Erano due
militari americani che avevano tentato di salire a piedi sullo scoglio per
prenderlo vivo. Ma non ce l’avevano fatta.
Non si era arreso, aveva continuato a lottare freddando lungo la salita verso la grotta,
due dei fanti Usa che stavano procedendo
alla sua cattura. Preso vivo si è avviato verso i campi di prigionia pagando il
prezzo alla liberazione dal fascismo come altri 3 Capitani, un Maggiore, 31 tenenti, 63
sottotenenti e 4 ufficiali della Milmart
catturati tutti nella zona di Licata durante le azioni del 10 luglio 1943.
Di questa solitaria, decisa resistenza rimangono i resti insabbiati degli
zatteroni per anni visibili con la bassa marea sulla spiaggia della Poliscia-
adesso in parte rimossi come ha
affermato il maresciallo Farruggio della Guardia costiera di Licata- importanti reperti documentari della difesa
della VI Armata di Guzzoni all’invasione alleata in Licata .
Carmela Zangara
( Pubblicato su Qui Licata il 24 aprile 2021)