PASQUALE
VECCHIO, PESCATORE, BAGNINO, MA CONOSCIUTO ANCHE COME “IL LOTTATORE”
I più
giovani non si ricorderanno, ma quelli della mia età hanno ben conosciuto
Pasquale Vecchio, classe 1912, pescatore di mestiere e bagnino in estate dal
fisico atletico e dalla muscolatura possente con 56 cm. di bicipide. Carnagione
oscura, come i capelli e gli occhi, con i baffi alla Clark Gable. Con il vigile
urbano Barone dominava la spiaggia Giummarella. Barone si imponeva
sull’arenile, severo castigatore di chi giocava al pallone disturbando la
quiete dei bagnanti, Pasquale Vecchio dominava sulla sua barca vigilando
attentamente che nessuno andasse oltre le bandierine rosse. Di entrambi, noi
giovani nati poco prima o poco dopo lo sbarco degli americani avevano un sacro
timore e un gran rispetto.
Don Pasquale
era conosciuto anche come il “lottatore”. Perché? Da suo figlio Angelo ho
appreso che aveva il pugilato nel sangue ed era stato un grande ammiratore di
Primo Carnera soprattutto da quando quel gigante italiano nel 1933 battè Jack
Sharkey, vincendo il titolo mondiale dei pesi massimi. Provò una grande
delusione quando il suo idolo quattro anni dopo, sotto i colpi di Max Baer,
perdette la corona mondiale. Pasquale Vecchio rivelò pubblicamente la sua forza
–mi ha raccontato Angelo- una sera al circo equestre. Quando il mare era in
burrasca e impediva ai pescatori di uscire con le barche, don Pasquale non
stava con le mani in mano e quella sera al circo decise di affrontare, pur di
guadagnare qualcosa dopo una settimana di fermo pesca, il campione dalla “forza
sovrumana” che il direttore del circo aveva presentato sollecitando i presenti
ad affrontare quel gigante. Lo affrontò Pasquale Vecchio e quell’Ercole che
faceva sfoggio dei suoi muscoli dopo due minuti fu atterrato, con grande gioia
di don Pasquale che potè così intascare il premio.
Sotto le armi,
nel gruppo sportivo della R. Marina affinò la tecnica di combattimento sul ring
e il caso volle che il 10 luglio 1943, quando gli americani sbarcarono sulle
nostre spiagge si trovò a Licata. Qualche giorno dopo lo sbarco, la vita nella
nostra città viene scandita dal fruscio dei dollari e c’era chi si inventava un
mestiere per guadagnare qualcosa cercando di vendere qualsiasi cosa agli
americani. Anche Pasquale Vecchio cercò d mettersi negli affari ma non
utilizzando il suo mestiere di pescatore, ma sfruttando la passione dei nipoti
dello zio Sam per la boxe. Infatti, tra i fanti americani della 7° armata di
Truscott c’erano moli pugili e alcuni anche professionisti che nelle ore libere
dagli impegni militari davano spettacolo sul ring. Così don Pasquale, aiutato
da un amico che gli faceva da interprete, decise di organizzare, girando per i
vari campi militari, un programma di match sfidando i Rangers. Si trattò di
combattimenti senza freni, senza problemi di peso, cioè a dire che lui da peso
medio qual’era, poteva affrontare, come accadde, anche i pesi massimi. E
pretese che i match si disputassero senza guantoni, a mani nude. Pasquale
Vecchio, affamato com’era non badava neppure alla sua vita. Così al centro del
ring, formato da un semplice quadrato umano finivano i rotoli di dollari delle
scommesse che il suo amico interprete raccoglieva e infilava in tasca. Fu
davvero un business vincente. Gli incontri si tennero anche in trasferta in
tutta la provincia di Agrigento e sotto i suoi colpi caddero uomini anche di
oltre cento chili. Pasquale la sera tornava a casa, certo con qualche
ammaccatura, ma pieno di dollari. La voce presto si sparse per Licata che
riconobbe in Pasquale Vecchio il suo campione. In paese diventò così una specie
di mito e per questo tutti presero a chiamarlo il “lottatore”.
Ma nel
gennaio del 1944 gli americani lasciarono la Sicilia e il business dei match di
pugilato ebbe fine e Pasquale Vecchio dovette ritornare alla vita di tutti i
giorni, molto magra allora per le classi povere della nostra città. La pesca
ritornò ad essere il suo mondo e quando d’estate lasciava la sua casa di
Mangicasale per raggiungere alla marina la sua barca, metteva orgoglioso in
evidenza la muscolatura del suo corpo di lottatore annerito dal sole. Di don
Pasquale, uomo da tutti rispettato ed apprezzato, resta in noi un grande
ricordo.
Calogero Carità