giovedì 9 febbraio 2023

 

PASQUALE VECCHIO, PESCATORE, BAGNINO, MA CONOSCIUTO ANCHE COME “IL LOTTATORE”

 


I più giovani non si ricorderanno, ma quelli della mia età hanno ben conosciuto Pasquale Vecchio, classe 1912, pescatore di mestiere e bagnino in estate dal fisico atletico e dalla muscolatura possente con 56 cm. di bicipide. Carnagione oscura, come i capelli e gli occhi, con i baffi alla Clark Gable. Con il vigile urbano Barone dominava la spiaggia Giummarella. Barone si imponeva sull’arenile, severo castigatore di chi giocava al pallone disturbando la quiete dei bagnanti, Pasquale Vecchio dominava sulla sua barca vigilando attentamente che nessuno andasse oltre le bandierine rosse. Di entrambi, noi giovani nati poco prima o poco dopo lo sbarco degli americani avevano un sacro timore e un gran rispetto.

Don Pasquale era conosciuto anche come il “lottatore”. Perché? Da suo figlio Angelo ho appreso che aveva il pugilato nel sangue ed era stato un grande ammiratore di Primo Carnera soprattutto da quando quel gigante italiano nel 1933 battè Jack Sharkey, vincendo il titolo mondiale dei pesi massimi. Provò una grande delusione quando il suo idolo quattro anni dopo, sotto i colpi di Max Baer, perdette la corona mondiale. Pasquale Vecchio rivelò pubblicamente la sua forza –mi ha raccontato Angelo- una sera al circo equestre. Quando il mare era in burrasca e impediva ai pescatori di uscire con le barche, don Pasquale non stava con le mani in mano e quella sera al circo decise di affrontare, pur di guadagnare qualcosa dopo una settimana di fermo pesca, il campione dalla “forza sovrumana” che il direttore del circo aveva presentato sollecitando i presenti ad affrontare quel gigante. Lo affrontò Pasquale Vecchio e quell’Ercole che faceva sfoggio dei suoi muscoli dopo due minuti fu atterrato, con grande gioia di don Pasquale che potè così intascare il premio.

Sotto le armi, nel gruppo sportivo della R. Marina affinò la tecnica di combattimento sul ring e il caso volle che il 10 luglio 1943, quando gli americani sbarcarono sulle nostre spiagge si trovò a Licata. Qualche giorno dopo lo sbarco, la vita nella nostra città viene scandita dal fruscio dei dollari e c’era chi si inventava un mestiere per guadagnare qualcosa cercando di vendere qualsiasi cosa agli americani. Anche Pasquale Vecchio cercò d mettersi negli affari ma non utilizzando il suo mestiere di pescatore, ma sfruttando la passione dei nipoti dello zio Sam per la boxe. Infatti, tra i fanti americani della 7° armata di Truscott c’erano moli pugili e alcuni anche professionisti che nelle ore libere dagli impegni militari davano spettacolo sul ring. Così don Pasquale, aiutato da un amico che gli faceva da interprete, decise di organizzare, girando per i vari campi militari, un programma di match sfidando i Rangers. Si trattò di combattimenti senza freni, senza problemi di peso, cioè a dire che lui da peso medio qual’era, poteva affrontare, come accadde, anche i pesi massimi. E pretese che i match si disputassero senza guantoni, a mani nude. Pasquale Vecchio, affamato com’era non badava neppure alla sua vita. Così al centro del ring, formato da un semplice quadrato umano finivano i rotoli di dollari delle scommesse che il suo amico interprete raccoglieva e infilava in tasca. Fu davvero un business vincente. Gli incontri si tennero anche in trasferta in tutta la provincia di Agrigento e sotto i suoi colpi caddero uomini anche di oltre cento chili. Pasquale la sera tornava a casa, certo con qualche ammaccatura, ma pieno di dollari. La voce presto si sparse per Licata che riconobbe in Pasquale Vecchio il suo campione. In paese diventò così una specie di mito e per questo tutti presero a chiamarlo il “lottatore”.

Ma nel gennaio del 1944 gli americani lasciarono la Sicilia e il business dei match di pugilato ebbe fine e Pasquale Vecchio dovette ritornare alla vita di tutti i giorni, molto magra allora per le classi povere della nostra città. La pesca ritornò ad essere il suo mondo e quando d’estate lasciava la sua casa di Mangicasale per raggiungere alla marina la sua barca, metteva orgoglioso in evidenza la muscolatura del suo corpo di lottatore annerito dal sole. Di don Pasquale, uomo da tutti rispettato ed apprezzato, resta in noi un grande ricordo.

                                                                                  Calogero Carità

 

 

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