di Carmela Zangara
In occasione
dell’ottantesimo anniversario dello sbarco alleato in Sicilia, iniziamo un
nuovo percorso volto a ricordare le tappe fondamentali che portarono
all’attuazione di quello che fu il momento storico decisivo per la seconda
guerra mondiale quando gli italiani, -voltando pagina e iniziando proprio da
Licata – trasformarono il conflitto da guerra agli alleati in guerra ai
tedeschi, passaggio non indolore senza il quale però oggi non avremmo né la
democrazia né la libertà.
La prima pietra dello sbarco alleato fu posta a Casablanca (Marocco) durante la Conferenza svoltasi dal 14 al 24
gennaio del 1943 nella città dove
si riunirono i Capi di stato maggiore americani ed inglesi, con l’accordo
preventivo di Russia e Cina, per stabilire le modalità di prosecuzione della II
guerra mondiale, dopo la vittoria alleata in Africa e la sconfitta dell’Asse. Gli
ultimi mesi del 1942 erano stati determinanti ai fini della guerra quando l'Afrika Korps di Rommel, dopo essere arrivata alle porte dell'Egitto aveva subito la disfatta irreversibile di El Alamein con la ritirata delle forze italo-tedesche lungo il deserto della Cirenaica sino alle porte della Tunisia, disfatta che, sancendo l’imminente fine della guerra, evidenziò la conseguente necessità di creare altri fronti bellici sia nel Pacifico
che nel Mediterraneo.
In assoluta
segretezza perciò, Frank Delano Roosevelt, Winston Churchill, il generale
francese Henri Giraud, raggiunti successivamente dai generali inglese, Harold Alexander
e statunitense Dwight Eisenhower oltre al generale De Gaulle, a Casablanca svolsero il lavoro preparatorio per la formulazione di un Piano di invasione giungendo alla determinazione -non senza aspri
contrasti -per quel che
riguarda il fronte del Mediterraneo- di aprire il dossier Husky, nome in codice
dello sbarco in Sicilia. Tale dossier- la cui firma avvenne il 18 gennaio all'albergo Sain Giorge di Algeri nella stanza 141, stabiliva di attaccare l’Asse non partendo dalla Francia ma dall' Italia e dalla Sicilia, scelta per la
sua vicinanza alla Tunisia. Era prevalsa insomma la tesi di indebilire l'Asse sconfiggendo prima Mussolini e soltando dopo attaccando Hitler sul fronte francese.
In quella sede furono enunciati anche i principi fondanti della guerra, comunicati alla stampa, sino ad allora tenuta all’oscuro, soltanto il 12 Febbraio durante la Conferenza per la Dichiarazione Ufficiale conclusiva.
Tali principi ispirandosi ai valori democratici si rfacevano:
1) al principio fondamentale su cui poggiano tutte le democrazie, nate dalle conquiste delle Rivoluzioni americane e francesi, per cui la guerra deve avere lo scopo prioritario di fare in modo che l’autorità di governo spetta ai cittadini e solo ad essi;
2) alla Carta Atlantica per la quale le popolazioni conquistate devono diventare padroni del loro destino essendo le Nazioni unite concordi nel ridare ai popoli conquistati i loro sacri diritti.
L’obiettivo finale degli Alleati era la resa incondizionata di Tedeschi, Italiani e Giapponesi, resa che pur essendo intransigente non riguardava i popoli delle Nazioni dell’Asse
ai quali non sarebbe stato fatto alcun male ma soltanto ai loro colpevoli e barbari capi.
Nel ricordare questo evento vogliamo ribadire che i principi democratici formulati a Casablanca -sovranità popolare e auto determinazione dei popoli- purtroppo non sono valori acquisiti una volta per tutte. Lo dimostra la guerra in Ucraina che combatte
per difendere tali valori inalienabili, insidiati da intenti egemonici ed
espansivi da parte della Russia. Insomma la pace, una volta conquistata, va
custodita e per farlo bisogna ricordare, tramandare, conoscere per comprendere e
agire di conseguenza.
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